25 APRILE 1945 di Sara Chessa

Il tempo era prigioniero
di un istante d'oscurità.
Forziere di sogni deformati,
lucenti ideali deviati
e tutto, davvero tutto,
sembrava perduto.

Poi gocce che fan traboccare
il vaso dell'umana indifferenza,
vedo tanti, sinceri, partire,
di donarsi non posson far senza.
Confusi, intravedono luce
e sfidano la nebbia densa.

 Distillano una goccia di fuoco
gli eserciti di terrene creature
e senza saperlo si uniscono
a schiere d'angeli che avanzano pure:
il Cielo da tempo era in guerra,
seppure tracce non troverai  sulla terra.

Solo di spade sguainate da uomini
raccontano, le fotografie della storia,
ed io ti dico, sii grato e lucido,
almeno di queste si nutra la tua memoria.

Dello spirito di chi, anche nella fosca nube
pur non cogliendo i contorni del vero,
riconosceva, lontana, la luce.

E per quella luce intravista,
col corpo e col cuore salpò.
Sebbene per la libertà sia lungo il sentiero,
io quel primo giorno di Sole non scorderò.






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