Mi
ha commossa, ieri, leggere i commenti in cui mi avete scritto
che anche voi, assieme a me, avreste aspettato notizie di Fadi Forse
l'unione ha fatto la forza, perché dopo qualche ora, dalle
imperscrutabili volute di questa guerra, un messaggio di Fadi è
riuscito a districarsi e librarsi in volo, per "atterrare"
nell'agorà silenziosa del mio Messenger. L'ho divorato di fretta,
mentre la gioia di saperli vivi si mescolava con l'amarezza provata
nel leggere il racconto di ciò che hanno vissuto negli ultimi
giorni. Prima di rendervi partecipi di questa storia, voglio dirvi
che si trovano in questo momento al sicuro, ospitati da un amico che
hanno appena raggiunto. Almeno questo mi restituisce speranza.
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Foto scattata da Fadi nel giorno dell'arrivo dei terroristi a Mosul |
Per
tutto il giorno, anche durante il lavoro, quando il volume della mia
suoneria dorme sonni tranquilli, un filo inarrestabile di ansia
continuava a muovere la mia mano verso quel tasto del cellulare che
illumina il display, permettendo di vedere se sono arrivati dei
messaggi. Ogni volta fare capolino in una di quelle magiche
applicazioni che permettono di vedere l'ultimo accesso di un amico e
ogni volta vedere che la data è sempre la stessa: 9 settembre 2014.
Uno sguardo fulmineo anche agli SMS, nell'ipotesi che Fadi rispondesse
ai numerosi messaggi scagliati come frecce nel buio negli ultimi
giorni dal mio telefono, poi un pensiero poco rassicurante: "E
se il cellulare gli fosse stato rubato? E se, senza saperlo, stessi
telefonando a qualcun altro?". Decido di non scrivere più, ma
di rassegnarmi ad una fiduciosa attesa di notizie: la realtà che Fadi vive è molto diversa dalla nostra, la sua priorità non è certo
quella di sbrigare la corrispondenza.
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Foto dal sito www.fano5stelle.it |
Nel silenzio dell'attesa, però,
nasce un'altra domanda. "E se i miei messaggi fossero stati
letti, nell'ultima manciata di giorni, in qualche oscura sede dei
miliziani del califfato?". Allontano questo pensiero e cerco di
agganciarmi all'ancora dell'autoironia. "Ottimo. Devo dire che,
nella rassegna delle mie imprese memorabili, le telefonate
involontarie ai terroristi mi mancavano".
Qualche
ora dopo, lo sguardo si affaccia ancora una volta su Messenger. Non
credo ai miei occhi: risulta che Fadi ha effettuato l'accesso un'ora
prima. "Come stai? Ti prego, rispondimi. Sono molto
preoccupata". La risposta, però, si fa attendere.
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Foto dal sito www.fisica.unisa.it |
C'è tutto il
tempo di tornare ai dubbi di qualche ora fa: "Sarà qualcun
altro che effettua l'accesso dal suo account?". Io, però, ho
inviato sempre messaggi in arabo, in questi giorni. Se dall'altra
perte del "messenger" c'è Fadi, so che mi invierà un
messaggio in italiano. E quel messaggio nella mia lingua madre arriva
davvero, con parole che per me sono inconfondibili: appartengono a
lui. Il traduttore ha mescolato le carte più del solito, sembra che le frasi abbiano danzato insieme scambiandosi qualche elemento e
poi tornando al loro posto. Eppure, il messaggio è suo. E voglio
regalarvelo così come è affiorato. Ha fatto tanta strada per
arrivare qui: se voi, come me, state aspettando notizie da Ali, è giusto che
possiate leggerlo così com'è.
"Ciao
Sara Mi manchi così tanto. Mi dispiace, non ero in grado di inviare
un messaggio negli ultimi giorni ci sono stati molti eventi con
me. Abbiamo ricevuto comunicazione da voi sul vostro cellulare, ma le
nostre linee sono rotto, così ho deciso di scrivere questa lettera a
voi, e io attualmente non hanno Internet e ho dovuto andare a una
grande distanza nella casa di un amico, al fine di inviare il mio
messaggio a voi. Nove giorni prima di partire con la mia famiglia, la
città di Erbil in maniera molto difficile, ho ricevuto la notizia
della morte di mio padre, un uomo di grande età e anni molto malati
fa, e ho dovuto tornare alla città di Mosul, che è ora sotto il
controllo di gruppi terroristici. Era la nostra detenzione da parte
di terroristi, per cinque giorni in un luogo al di fuori della città
e siamo stati duri e ottenere un sacco di domande perché pensano che
io Spy e lavoro per il governo di raccogliere informazioni sui gruppi
terroristici e poi ci hanno minacciato di morte e la mia famiglia e
poi ha rubato quello che mi portavo soldi. Così come cellulare e ha
rubato un computer portatile e macchina fotografica e alcuni altri
widget. Alla fine siamo stati rilasciati, ma le condizioni restano
stretti e sotto controllo in tutte le nostre azioni e, probabilmente,
noi uccideremo se sfidato questi ordini. La mia amica Sara, mi
dispiace che ti ho dato fastidio con questa notizia, ma tu sei
l'unico amico che posso parlare francamente con lui. Questa mattina è
iniziata l'aria colpisce aerei americani bombardavano molte posizioni
dei gruppi armati, e casi di eventi la paura e il panico tra la
gente. Ora, gli elementi dell'organizzazione terroristica a causa
delle loro azioni paura isterica di bombardamenti americani. Ci
aspettiamo che una grande guerra coalizione internazionale contro i
terroristi nei prossimi giorni e speriamo che tutte le zone liberate
dai terroristi. Ma siamo ancora paura di vittime tra i civili
innocenti. Ora siamo in una situazione molto critica, uno degli amici
mi dice che può farmi fuori con la mia famiglia per andare a
Baghdad, ma temo di controllo terroristi. Forse nei prossimi giorni,
posso viaggiare a Baghdad se la strada era sicuro per noi. Caro
amico, io probabilmente non parlare con te di nuovo, e forse uccidere
un terrorista, o forse morirò nel bombardamento americano. La mia
famiglia ed io! Non ho garanzie per il futuro, ma voglio che tu
sappia che tu sei gentile con me sono molto costosi, anche se non
abbiamo avuto fino ad oggi, e voglio che tu sappia che ho avuto
l'onore di riconoscere l'utente, e tutte le persone buone nella mia
vita. Spero di raggiungere la mia voce al mondo attraverso di voi, e
cercare di distribuire la mia storia nei media e manderò una foto di
me con la mia famiglia per il resto si deve ricordare. Cercherò di
inviare notizie, e cercherò di entrare in Internet, se è rimasto
vivo. Grazie Sara, grazie per il bene del tuo cuore, e grazie per la
vostra umanità nobile. Grazie a tutti. Grazie di tutto".
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Baghdad |
Non
posso descrivervi cosa si prova a leggere la frase "Caro amico,
questa potrebbe esser l'ultima volta che ti scrivo, io forse sarò
ucciso dai terroristi o forse morirò sotto il bombardamento
americano". Qualcosa, all'interno, si ribella: non è facile non
avere il controllo della situazione, per chi, come noi, è abituato a
dare per scontato il diritto ad una lunga vita. Osservate. Osservate
come la realtà è più complessa delle nostre interpretazioni.
Osservate come lo stesso bombardamento americano non è qualcosa nei
confronti del quale si è "contro" o "a favore".
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Baghdad |
Nelle frasi di Fadi, che rappresentano il pensiero delle vittime
irachene del terrorismo - cristiane o musulmane che siano - la paura
dei bombardamenti e il desiderio di un intervento di forze esterne
contro gli integralisti sono due facce della stessa medaglia. Esiste
la consapevolezza di poter morire a causa di quell'aiuto esterno, ma
anche la speranza che quest'ultimo possa liberare "il paese dei
poeti" dal radicalismo islamico. Sono sempre stata contraria
alla guerra in Iraq e a quella in Afghanistan, sono sempre stata a
favore di quella riduzione della povertà che, secondo Fadi - vedi
post del 18 settembre - toglierebbe la possibilità ai terroristi di
trovare adepti.
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Foto scattata da Ali, nel giorno dell'arrivo degli integralisti dell'ISIS a Mosul |
Nella vita, però, ho imparato a ragionare caso per
caso, cercando sempre di rinunciare agli "ismi" che
semplificano tutto, comprese certe versioni del pacifismo. L'ho
imparato soprattutto durante le mie ricerche in Kosovo, dove ho
intervistato decine e decine di persone, sentendo da tutti la stessa
testimonianza sull'intervento NATO del 2000 (contro il quale io
stessa, per altro, avevo manifestato): "Quando vedemmo arrivare
gli aerei della Nato, noi albanesi del Kosovo iniziammo a festeggiare,
perché comprendemmo che, finalmente, la guerra e il genocidio
sarebbero finiti". Parole sentite con le mie orecchie. Se poi si
vuole dire che le "coalizioni internazionali" agiscano
sempre con un doppio fine, questo non lo si può negare. Non mi si
dica, però, che in casi come in quello del genocidio in Kosovo o
dell'espansione dell'ISIS in Iraq, la popolazione è "contraria".
Noi, irriducibili intellettuali, possiamo concederci il lusso di dire
"si" e "no" a priori. Chi invece rischia la vita
per proteggere se stesso e i propri cari ha spesso davanti una realtà
molto più complessa rispetto alle rappresentazioni che noi ne
facciamo qui, al sicuro nel nostro nido.
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Foto dal sito www.montagna.tv |
Chiusa
questa parentesi, voglio tornare ad Fadi. Ciò che ho compreso meglio
nei messaggi successivi, è che si metterà presto in viaggio per
Baghdad. La speranza è quella di poter lasciare l'Iraq, ottenendo un
visto per l'Europa e poi chiedendo asilo politico. La nostra attesa
non è finita e sarà più dura quando Fadi inizierà il difficile percorso verso la capitale irachena. Da parte mia, un'unica richiesta: quella di non rischiare
mai la vita per raggiungere un luogo in cui possa scrivermi.
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Foto dal sito www.visionealchemica.com |
Ci
saranno alcuni giorni in cui non arriveranno sue notizie, perché per
arrivare a Baghdad verrà battuto un sentiero lontano dalle
connessioni. Forse, riusciranno a scrivermi ancora solamente quando
saranno giunti a destinazione. E noi saremo qui ad attendere che, ancora
una volta, un messaggio di speranza riesca a solcare le distanze e,
svelando nel cielo un azzurro mai svanito oltre questa densa cappa di
grigio, ci dica che Fadi, sua moglie Maisa e le sue bambine ce l'hanno fatta.
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