Quando la scienza e la ricerca spirituale diventano amanti

 


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La ricerca spirituale non ha niente a che vedere con la New Age, né con il dogmatismo religioso.

È invece connessa da un lato allo sviluppo di una mente analitica e razionale, dall'altro lato all'utilizzo di precise "tecnologie interiori" provenienti da tradizioni antiche, oggi studiate nei loro straordinari effetti anche dalla scienza occidentale. Sono quelle che permettono di raggiungere lo stato di coscienza definito "meditativo" e da lì acquisire una percezione della realtà differente e più ricca rispetto a quella ordinaria.

Tuttavia, apprenderle in un weekend, come suggerirebbe il pressapochismo annacquato della New Age, non è possibile. Sono richiesti serietà, tempo e, soprattutto, il risveglio di una delle caratteristiche primarie dell'essere umano, l'inclinazione alla scoperta, all'esplorazione, alla sperimentazione. Le stesse, in fondo, che animano il ricercatore scientifico. E, infatti, scienza e ricerca spirituale si incontreranno. 

Per certi versi, lo hanno già fatto, in certe aree della fisica quantistica. Questo lo aveva già intuito tanto tempo fa il fisico e premio Nobel Erwin Schrodinger, affascinato dalle Upanishad, profondissimo testo indiano.

Quest'estate poi, presentando un bellissimo libro di Andrea Di Terlizzi e Massimiliano Sassoli de Bianchi ho visto all'opera queste due modalità di perseguimento della conoscenza, con un fisico quantistico e uno studioso di discipline interiori che si confrontavano.

La sperimentazione del ricercatore scientifico si dirige verso l'esterno, quella che compie il praticante di meditazione va verso l'interno dell'essere umano. Io credo che un possibile futuro radioso per l'umanità sia basato proprio sull'incontro delle due.

Parlo dell'indagine della realtà, ma anche degli effetti della meditazione sull'individuo che la pratica o che utilizza le tecniche che preparano a sperimentarla. Questi sono ben documentati dalla scienza stessa. E, in realtà, per me che insegno discipline come Yoga, Pranayama, etc. (e le pratico da oltre vent'anni), gli effetti sono osservabili ogni giorno negli studenti.

Ho vissuto un momento di immensa gioia di recente nel sentire un'allieva dirmi: "Da quando frequento Yoga e Meditazione non ho mai più avuto attacchi di panico". E poche cose sarebbero utili in questo momento di rischio per la salute mentale come un insegnamento serio di queste discipline.

La condizione armonica e il senso di connessione coi propri simili che esse sono in grado di generare sarebbero un grandissimo aiuto di fronte all'impatto psicologico della pandemia

Cercatelo, vicino a voi, qualcuno che le insegni con serietà. Cercatelo e capirete, per esperienza diretta, perché anche la scienza si è appassionata a studiare le loro incredibili conseguenze sull'essere umano.

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